La battaglia di Salettuol non è stata che un minuscolo episodio del gigantesco scontro, ingaggiato dall'Altipiano di Asiago al Monte Grappa e al Montello, lungo tutto il corso del Piave, fino al mare: scontro che, per qualche momento, sembrò mettere in serio pericolo lo schieramento italiano, tanto che una parte del Montello venne perduta nel corso di violentissimi attacchi e contrattacchi; ma che si risolse, entro la sera del 23 giugno, con la ritirata degli Austro-Ungarici sulle posizioni di partenza e con il completo insuccesso dell'ultimo sforzo militare compiuto dalla Duplice Monarchia danubiana per addivenire a una conclusione vittoriosa del conflitto. «Il villaggio si chiamava Salettuol e si affacciava proprio sul Piave. Ma, con quegli alberi che gli erano cresciuti davanti in bella e spessa fila, neanche si vedevano tra loro le case di Salettuol e le acque del fiume Quante fossero le case di Salettuolm nessuno di noi aveva pensato di contarle; ed erano per giunta assai piccole e tanto tanto povere. Noialtri della terza compagnia avvertiamo di notte qualche rumore: ma sentiamo subito, ufficiali e soldati, da che prodotto:; se fosse un'imboscata, se si trattasse di una barca che si avvicinasse per qualche colpo di mano, automaticamente saremmo tutti su; anche gli addormentati. Ed infatti. Era la notte del quindici; e non fu un telegramma del fante: l'annuncio dell'offensiva austriaca stavolta viene dall'alto, il primo a parlarne è stato il capitano. All'erta: sarà un'offensiva, non un colpo di mano; verranno in molti, tutto il fronte del Piave sarà attaccato dal Montello al mare. Rigoroso esame della linea; ma il fante di Salettuol guarda il colonnello e lo stato maggiore del reggimento con meraviglia, anzi con ironia: questa visita era proprio necessaria? D'accordo; le case di Salettuol non ci sono più, anche i topo delle cantine, se c'erano, seppelliti là sotto; ma ci sono ancora questi orticelli, queste siepi che dividono una casa dall'altra: su una corda è ancora lì quando i borghesi sono partiti una mutandina rappezzata di bimbo messa ad asciugare; Salettuol non c'è più, ma è come se ci fosse. Minutamente il colonnello volle tutto guardare, misurare, controllare: le posizioni delle mitragliatrici, i compartimenti stagni dei reticolati, i camminamenti. Tutto in regola, e parve contento. Ma…. E il coraggio degli uomini? Non ci aveva pensato: o forse… i fanti guardano ai loro colonnelli e generali come i preti di campagna ai loro vescovi e cardinali; loro, i preti, sanno dire la Messa, ma le parole, le preghiere vengono poi dall'alto; i preti di campagna non saprebbero cosa fare e cosa dire dai pulpiti se i vescovi ed i cardinali non si facessero mai vivi con loro. Ma c'è momento e momento: quando un parrocchiano adesso s'ammala e dopo un'ora è sulla soglia della morte, starebbe fresco il povero prete di campagna se dovesse buttare una chiamata ai suoi superiori: o si mettesse a scartabellare i libri latini al lume della sua lucerna. Afferra il tabarro, corre dal moribondo: e la sua testa fa tutto da sola: preso il coraggio a quattro mani, subito si mette a tu per tu, direttamente, col Signore: e il Signore fa di sì, ben fato, bravo. Ma tutti avevano sentito che si doveva difendere in quel punto qualcosa di più che una sponda di fiume. Pare una sciocchezza a dirlo oggi: eppure quel reparto della Brigata Veneto che s'insediò nelle trincee addossate a Salettuol, fin dalla prima ora si riconobbe tanto più profondamente impegnato degli altri reparti in linea sul fiume: la partita era ormai seria e decisiva per tutti, ma la terza compagnia del 255, sebbene non avesse avuto degli ordini particolari e diversi, provassero un poco gli Austriaci ad attaccarla!. E Andò così; e non ci fu bisogno, non diciamo di abbandonare le trincee, ma nemmeno di spostarsi qualche poco sulla sinistra o sulla destra; le compagnie che prima avevano arretrato su quei campi spogli, s'erano quasi subito rimesse e avevano ributtato da sole il nemico nel Piave. Non si riposò, per questo, nei giorni che seguirono; quando un fiume straripa grosso, lascia qua e là, quando si ritira, per lo meno qualche pozzanghere; e bisogna rasciugarle, levarle di mezzo anche loro. C'era però nell'aria la sera del quinto giorno non si capiva che, ma, pur tanto stanchi e assonnati, che strana voglia di cantare la sera del quinto giorno! Cantare, cantare; anche a Nord, anche a Sud, tutto era andato come doveva andare: il Montello era stato perduto, ma era stato anche ripreso; il Piave era stato superato dal nemico, ma poi il nemico ci aveva ripensato ed era tornato un'altra volta di là, e anche piuttosto in fretta c'era tornato. Non c'era più il biancospino sulle siepi, non c'erano più nemmeno le siepi; le mutandine di quel bimbo chissà mai dov'erano finite: a guardare Salettuol, quello che era stato Salettuol, il cuore si stringeva, erano mucchi e mucchi di sassi, ormai, soltanto mucchi e mucchi di sassi; ma cantare, cantare: la battaglia era finita, il nemico non l'aveva spuntata, il Piave era ancora lì, a un tiro di sputo.
Dal libro di Mario Puccini «Questi Italiani», Torino, Società Editrice Internazionale (citato in: «Uomini. Testimonianze di epica. Epica moderna», a cura di Francesco Flaiani, Messina-Firenze, Casa Editrice G. D'Anna, 1971, 1989, pp. 153-157:
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