L' APPALTO DELLE LUMIERE DAL "SORE" CARLO GIORGI 1787 AL 1870
TERZA PARTE
Si inizia con il definire la parte economica , che era poi la parte
più' importante dell' appalto che vediamo riassunta nella tabella seguente.(CONTRATTO
DEL 1802 INTEGRALE )
Tutte queste somme meno il canone dei molini farnesiani piu' interessi sarebbero state estinte con l' affitto annuale 36.000 Sc. in base ad una tabella fatta dalla computisteria della R.C.A. cosiddetta a scaletta questo spiega anche i 36 anni di appalto un periodo cosi' lungo non era mai stato dato, ma era stato calcolato che sarebbe occorso tanto tempo per soddisfare tutti i debiti. Si continua con i lavori nelle cave in attivita' la cava Gangalandi la nuova cava della castellina da poco riaperta e quella dell "omo morto" nominata qui' per la prima volta di cui si da la consegna ma non si dice dove si trovi, una cava di cui non abbiamo altre notizie. Un altra importante clausola era la concessione della privativa di vendita nello stato pontificio e di non far aprire altre cave di allume, riconfermata altresì la mano regia. La clausola 46 invitava la societa' a tenere un sacerdote alla mola farnesiana per la cura delle anime sia della mola che di quanti lavoravano in campagna ed a lavorarci dovevano essere numerosi se pensiamo che il contratto prevedeva anche la consegna di 400 rubbia di grano (86.000 kg) il cui valore era di circa 4.000 Sc. il territorio di pertinenza degli appaltatori era diviso in trentadue tenute in totale 5073 rubbia (9377 ettari) la natura delle colture si divideva in terre lavorative da semina, prati, macchie e pascoli ogni anno questi beni rendevano 22.257 Sc. che vanno sommati alla rendita dell' allume, la produzione di grano esattamente non la conosciamo, ma sappiamo da una richiesta alla RCA che dopo aver tolto la quantità per la semina e per il sostentamento dei minatori se ne esportavano ogni anno 2.000 rubbia (circa 424 tonnellate) esentati da qualsiasi diritto di dogana come da contratto. Una clausola curiosa e' la 50 che cosi' recita "e perche' molte volte e' successo che li cavallari dopo aver preso il denaro dalli appaltatori e loro ministri per caregiare la legna se ne fugissero e se ne vanno a servigio di altri se mai si desse tal caso per l' avvenire ora per allora si da alla societa' appaltatrice la facoltà di far loro levare le cavalle per rimborsarsi di quanto fosse creditrice ed anche di costringere detti cavallari a servire per finche avranno scontato il debito conforme avranno promesso"La produzione di allume totale di ogni anno non avrebbe dovuto superare i 12.500 cantara in caso di superamento si sarebbe dovuto versare 1.50 Sc ogni cantaro eccedente.L'appalto inizia e tutto sembra andare bene la produzione viene ripresa e le vendite anche, passa poco piu' di un anno ed avviene un fatto importante i soci romani stipulano un contratto di subappalto con i soci genovesi ai quali girano le loro 9 azioni, il rogito notarile viene steso il 4 Dic. 1803. Nel contratto i soci genovesi si impegnano a sollevare i soci romani da tutti i "pesi ed incomodi" ed a "somministrare" ali stessi le rate per l' anticipo dei 100.000Sc.(kg 2700 argento fino) pagati alla R.C.A. all' inizio appalto in piu' 1000 sc.(27 kg argento fino) ogni anno per ogni azione posseduta tutti questi pagamenti inizieranno dall' anno 1805 con il 5% di interesse . Con questo accordo i soci romani si sfilano dall' appalto, in quest' anno muore Carlo Giorgi questo si capisce dai documenti che invece di "sore"ora portano "bo.me "(bona memoria) compare un amministratore del patrimonio nella persona di Giuseppe Arquari che d' ora in poi gestira' tutti gli interessi degli eredi Giorgi. L' appalto prosegue quando nell' anno 1805 su pressione degli appaltatori viene addirittura ridiscusso il contratto in quanto la societa' si era accorta che erano necessari dei lavori nelle cave ben piu' seri di quanto preventivato, viene inviata al Papa una richiesta di modifica del contratto e questa non sara' che la prima di una lunga serie come vedremo. Il Papa Pio VII accorda questa revisione, quindi il 5 dicembre 1805 viene stipulato un nuovo istromento fra la RCA e gli appaltatori, questo e' molto contorto e di difficile comprensione si parla di ribassi di cave, di costruzione di immissari in muratura sia per la Gangalandi che per la Castellina, di "scuoprimento" di montagne alla fine il conto e' di ben 42.916 Sc.a carico della RCA da estinguersi con il canone a grano cio' le 400 rubbia il cui valore era di circa 4.000 Sc. variava secondo i prezzi del mercato, il rappresentante della societa' e lui stesso appaltatore Artemondo Regny si dichiara soddisfatto e promette di iniziare al piu' presto i lavori. I lavori vengono avviati ma i risultati si capisce dalle lettere non sono esaltanti, la produzione non decolla e si tiene sotto il massimo stabilito nel contratto (Tabella A) l'alluminite non si trova piu' in quantità importanti ed il costo per trovarla e quasi raddoppiato, malgrado le grandi facilitazioni e rimborsi avuti con il contratto del 1805, la società invia per mezzo del Regny rappresentante della societa' una supplica al Papa in cui si chiede in questi termini un defalco (abbuono sul canone di affitto) "Quello pero'che soprattutto merita la paterna considerazione di vostra Santita' risiede nelle attuali circostanze di Europa ,le quali perturbano il commercio hanno disseccato l' unica sorgente calcolabile di rendita dell' appalto, imperocche nella necesita' di proseguire le solite costose lavorazioni dell' alume il suo smercio ha sofferto la piu' desolante degradazione essendo da piu' anni ripieni li magazzeni e li depositi del genere invenduto ed attualmente invendibile .......In questo doloroso frangente essa ricorre a vostra santita' supplicandola di riguardarla con quella equanimita' della quale ha onorato altri appaltatori Camerali accordandole cioe' una proporzionale diminuizione di censo almeno per quel periodo di tempo di anni che le piacera' stabilire, ed autorizando monsignor tesoriere generale a determinare equatativamente in vista delle premesse e piu' altre circostanze la misura dell' implorato buonifico ecc. ecc. per la societa appaltatrice delle allumiere e per essa Artemondo Regny" il 3 settembre 1806 vi fu' il rescritto pontificio che cosi recitava "3 Sett.1806 dall' udienza di N. S. Sua santita' intesa la nostra relazione sulla presente istanza valutando soprattutto l' incaglio dello spaccio dell' allume avvenuto per le circostanze della guerra e benignamente condiscesa accordare all' oratrice il defalco di annui scudi quattromila sulla risposta a denaro dovuta dalla stessa oratrice per il suo appalto a tenore dell' istromento rogato ai cinque luglio 1802 per gli atti del Nardi segretario di camera e tal defalco ha accordato per il duodenio dell appalto cominciato il primo ottobre 1802 e da terminare al 30 settembre 1814 ha ordinato peraltro che detto defalco per i primi 4 mesi decorsi e che vanno a maturare alla fine del corrente mese si dia pere la rata di scudi 8.000 sopra una parte del valore del censo a grano dovuto per detti 4 anni decorsi e per l' altra rata di scudi 8.000 ripartitamente nei semestri del prossimo anno quinto dell' appalto che comincia al primo ottobre e termina ai 30 settembre 1807, ha inoltre dichiarato fermi tutti i patti di detto istromento e susseguenti obbligazioni stabilite con l' oratrice per la cava e per gli altri oggetti. ecc....ecc." Venne il 1809 esattamente il 17 maggio Napoleone dall' Austria dove sta' combattendo contro la quinta coalizione sopprime il potere temporale dei Papi dichiarando Roma citta' imperiale, all' ultimatum di Napoleone pio VII risponde il 10 giugno 1809 con la pubblicazione della bolla di scomunica contro tutti coloro avevano partecipato ad atti di violenza contro la santa sede il 20 giugno 1809 il generale francese Radet su ordine di Napoleone arresta il Papa e lo traduce in Francia a Grenoble, la pace viene conclusa dopo la vittoria napoleonica di wagram e prenderà il nome di pace di Vienna, il papa e' a fontainebleau quando Napoleone gli fa' firmare un nuovo concordato cosa di cui il Papa poi si pentira' ritrattandolo, si arriva cosi' al 1814 PioVII sempre in esilio puo' rientrare finalmente a Roma, dopo la sconfitta a waterloo di Napoleone e la fine dell' impero francese, il congresso di Vienna gli riconosce i suoi confini ed il rientro' in possesso dello stato della chiesa. Ma in tutto questo tempo cosa era successo all' appalto delle allumiere? gli appaltatori gia' nei primi mesi del 1809 avevano fatto in tempo prima che il Papa fosse mandato in esilio a chiedere un nuovo defalco esattamente il 23 febbraio inoltrarono al Papa una nuova supplica.
TABELLA RIASSUNTIVA DI TUTTI I DEFALCHI "A di 25 febbraio 1809 Dall' udienza di nostro signore riferite a sua Santita' le istanze della societa'appaltatrice delle allumiere sul defalco del censo.........Sua Santita' si e' degnata stabilire che detto defalco per l' accenata ragione della cessata privativa in quelle province (per via dell' occupazione francese)sia d' annui scudi 3000 ........commettiamo quindi al signor computista generale della R.C.A.l' esecuzione di questa sovrana determinazione"e due la societa ' era riuscita ad ottenere il secondo defalco per ben altri 4 anni, a giugno il Papa viene portato in Francia ed in tutto lo stato Pontificio viene liberalizzata la vendita dell' allume, in questo tempo gli allumieristi non perdono tempo, riferendosi al contratto del 1798 quando acquistarono il complesso minerario si recano in Francia per presentare la richiesta e vedersi riconosciuto quel loro acquisto ma i Francesi non prendono neanche in considerazione questa richiesta anzi gli appaltatori rischiarono guai grossi da cui soltato la caduta di Napoleone li salva. Il Papa non fa' in tempo a ritornare a Roma nel 1814 che subito gli viene richiesto un altro defalco, questa volta fu' molto consistente anche questa volta fu' accordato la somma ascedeva alla non indifferente cifra di 64.466 Sc. il 20 aprile del 1815 la cosa fu' ripetuta fu indirizzata una nuova supplica, ma questa volta qualcuno penso' che nella storia dei defalchi c'era qualche cosa che non andava, oltre a rifiutarlo fu aperta un inchiesta per rivedere i passati rescritti, PioVII incarico' tre cardinali Litta, Ruffo ed Ercolani di studiare la cosa. Chiaramente la strada su cui ci si stava per incamminare era quella legale ma gia' nel 1811 gli "allumieristi" Genovesi avevano chiamato in causa presso la corte di Genova i soci Romani quelli del subappalto Giorgi,Lavagi,Torlonia dichiarando nullo il subappalto perche' le condizioni erano mutate dalla sua stipula, perdita della privativa, e delle facilitazioni, che avevano mutato secondo loro la " cosa locata" e di conseguenza non avevano piu' pagato le quote che spettavano ai soci romani (1000 Sc.ogni azione),questi non rimasero con le mani in mano mano e li citarono presso la corte Imperiale sedente in Roma dalla quale ebbero vari livelli di giudizio favorevoli fino al 1814 che condannava i genovesi a pagare quanto convenuto, quindi come si vede i Genovesi "allumieristi" operavano su due fronti chiedevano defalchi ed al tempo stesso non pagavano i soci romani. La situazione stava degenerando incomincio' il tutti contro tutti, la RCA contro gli allumieristi tutti, gli allumieristi genovesi contro quelli romani e quelli romani contro i genovesi e gli stessi genovesi fra di loro visto che si erano scissi in due societa'chiamate nuova e vecchia deputazione, da tutte queste azioni legali si vennero a sapere cose interessanti, che la vendita dell' allume nelle province non era mai diminuita neanche al tempo dell' invasione e della perduta privativa (Tabella B) che la giacenza dell' allume nelle piazze estere era poca cosa sul totale prodotto e per giunta gia' quasi interamente pagato (Tabella C) l' unica cosa a loro favore fu' la perduta esenzione da i dazi, la societa'aveva nelle richieste di defalco invece prospettato una situazione disperata truccando anche i registri stessi, ma ora non era facile annullare i defalchi concessi, posso con certezza affermare che nel 1864 la causa riguardante i defalchi era ancora in corso sotto la presidenza del Card. Mertel coincidenza nativo di Allumiere vedere qui' sotto.
Nel 1823 mori' Pio VII gli successe Leone XII ed e' nell' anno successivo 1824 che avviene la rinuncia non so' quanto incoraggiata dalla RCA dell' appalto delle "lumiere" che sarebbe dovuto terminare nell' anno 1838 questa e' la rinuncia " A di 28 Aprile 1824 in atti del romani Segretario di camera In pendenza delle questioni tra la REv. Camera Apostolica e li signori appaltatori delle Allumiere Sua eccellenza R.ma. Monsignor Cristaldi Tesoriere Generale e l' eccellenza loro li signori Principe D. Luigi Giovanni Andrea Doria , D.Giovanni Duca Torlonia, Monsignor illmo. e R.mo.Allessandro Buttaoni come economo del patrimonio della bo.me. Carlo Giorgi, e Illmo. Sign. Conte Domenico Lavaggi Socii e solidalmente obbligati nel medesimo appalto dopo replicati congressi hanno di reciproco consenso convenuto nelle rescissione del contratto di appalto da dover incominciare ad avere il suo efetto dal primo del corrente mese di aprile con li patti e condizioni che si riferirano in appresso..........." e via cosi per quattro pagine,il sopralluogo alle cave rilevo' un preoccupante stato di abbandono le piazze erano ingombre di macerie non portate via e la produzione se non si facevano nuove ricerche era ai minimi, la RCA decise di gestire in proprio "le lumiere" e nomino' un sovrintendente nella persona del Marchese Calabrini ed al tempo stesso tramite varie notificazioni abbasso' il prezzo dell' allume e riorganizzo' la vendita. Il sovrintendente Calabrini propose una revisione e liquidazione dei conti "ex hono et aequo" e pose in opera ogni mezzo che era in suo potere per indurre a cio' i soci liguri , ma ogni tentativo fu vano cosi fu costretto a ricorrere al pontefice Leone XII affinché attivasse il tribunale della sagra rota per giudicare l' efficacia o l' inefficacia dei noti rescritti su i bonifici già accordati, il Pontefice aderi' a questa richiesta del soprintendente delle Allumiere ed il 24 gennaio 1825 avvio la richiesta con un rescritto alla sacra rota, la quale nel giugno del 1825 emano' un giudizio "dilata"cioe' non prese nessuna decisione temporeggio'.
Risalire la china fu' difficile il prezzo del minerale fu' piu' volte abbassato dalla notificazione del 1824 apprendiamo che la privativa era stata ripristinata, il prezzo dell' allume fu' portato a baj 8 la libra romana ed ogni spacciatore doveva detenere nel suo negozio la "stadera" campione a peso romano pena la multa di Sc.5, nella notificazione successiva datata 1825 vediamo che lo stesso e' portato a baj 6 la libra ad iniziare da gennaio 1826. Il 1826 e' un anno importante per gli abitanti de "la lumiera " infatti il 14 Giugno papa Leone XII costitui' il villaggio in comune autonomo con il nome che tuttoggi abbiamo di Allumiere. Nel 1828 fu' dinuovo abbassato il prezzo del minerale e portato a baj 4 la libbra la situazione non migliora le tecniche di scavo sono sempre le stesse antiquate e l' investimento per migliorarle in questo momento sarebbe enorme, si cerca di dirottare piu' persone possibili verso l' agricoltura concedendo terra da lavorare. Nell anno 1829 Leone XII mori' gli successe il 31marzo 1829 Pio VIII che non fece in tempo a prendere visione di niente perche' il 30 novembre del 1830 passo' a miglior vita gli successe Gregorio XVI il cui pontificato fu' abbastanza lungo fino al 1846, Gregorio si interesso delle cave di allume e fece anche una sua visita all' intero complesso minerario. Sotto il suo sucessore Pio IX nella meta degli anni 50 fu' introdotta una nuova pratica per lo scavo dell' alluminite si passo a scavare in galleria non piu' montagne da abbattere ma cunicoli per percorerle e seguire i filoni alluminosi, la pratica all' inizio non fu' benaccolta dai minatori i quali avevano un certo timore ad avventurarsi sottoterra ma con il tempo si abbituarono e dai resti possiamo vedere che ne scavarono parecchie, malgrado cio' qualche miniera a cielo aperto rimase in attivita'. Nel 1865 sulla piazza di Roma l' allume costava Baj 2 la libra quindi molto poco ma ormai siamo agli sgoccioli, arriva il 1870 e tutto passa al nuovo stato Italiano, ma questa e' un altra storia. CONSIDERAZIONI FINALI Quando anni fa' venni in possesso dei documenti dell'archivio Giorgi non pensavo che avrei avuto il tempo per poter approfondire la cosa poi pian piano presi a studiarli visto l' importanza dei documenti che come ho detto all' inizio coprivano un periodo storico del quale parecchi avevano scritto ma tutti impropriamente e con tanti errori, ora con sicurezza sappiamo come si sono svolti i fatti, questo lavoro ha richiesto piu' di un anno tra ricerche verifiche, sopralluoghi momenti di esaltazione e momenti di depressione quando non riuscivo a trovare il bandolo della matassa, ma cio' che mi spingeva ad andare avanti erano le parole di Jean Delumeau nel suo libro "l' allume di Roma" che voglio riportare testuali per finire "Di questo grande passato restano oggi, un paesaggio selvaggio sconvolto dal lavoro degli uomini, alcuni palazzetti fatiscenti e le povere case degli operai di un tempo ancor oggi abitate. Rimane il silenzio ............. e un ricordo nella memoria degli abitanti di Allumiere e Tolfa cosi' laboriosi ed ospitali. Ma allorche seguendo la strada che unisce le due cittadine essi attaversano oggi il paesaggio che fu' lo scenario delle loro cave non dimentichino quanto esse furono necessarie alla vita dell' Europa e fino a qual punto il lavoro dei loro antenati ha aiutato l'occidente a vivere ." io facendo questo lavoro ho cercato di non dimenticarlo........... |
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PRODUZIONE DELL' ALLUME NEI PRIMI 13 ANNI DELL' APPALTO INIZIATO IL 1° OTT. 1802 A TUTTO SETTEMBRE 1815
DA OTTOBRE 1802 A TUTTO SETTEMBRE 1803 CANTARA 9.744 |
DA OTTOBRE 1803 A TUTTO SETTEMBRE 1804 CANTARA 10.127 |
DA OTTOBRE 1804 A TUTTO SETTEMBRE 1805 CANTARA 11.738 |
DA OTTOBRE 1805 A TUTTO SETTEMBRE 1806 CANTARA 8.929 |
DA OTTOBRE 1806 A TUTTO SETTEMBRE 1807 CANTARA 9.421 |
DA OTTOBRE 1807 A TUTTO SETTEMBRE 1808 CANTARA 9.046 |
DA OTTOBRE 1808 A TUTTO SETTEMBRE 1809 CANTARA 8.408 |
DA OTTOBRE 1809 A TUTTO SETTEMBRE 1810 CANTARA 8.404 |
DA OTTOBRE 1810 A TUTTO SETTEMBRE 1811 CANTARA 7.093 |
DA OTTOBRE 1811 A TUTTO SETTEMBRE 1812 CANTARA 8.439 |
DA OTTOBRE 1812 A TUTTO SETTEMBRE 1813 CANTARA 9.923 |
DA OTTOBRE 1813 A TUTTO SETTEMBRE 1814 CANTARA 8.432 |
DA OTTOBRE 1814 A TUTTO SETTEMBRE 1815 CANTARA 6.616 |
TOTALE IN 13 ANNI DI APPALTO CANTARA 113.621 |
Da questa tabella si puo' vedere che la produzione malgrado i vari sconvolgimenti dovuti sempre alle guerre in corso in Europa ed agli allumi artificiali introdotti nei primi anni del secolo sul mercato rimase costante, ma altresi' non si ragiunse mai la quantita' massima di contratto (12.500 cantara) questo sicuramente non per la diminuita richiesta ma da una mancanza di materia prima. Infatti in quel periodo furono fatti dei grandi lavori per la ricerca del minerale questo si desume dai conti dell' appalto le spese furono rilevanti e i risultati non all'altezza, trovare filoni buoni sembrava impossibile questi erano di entita' modesta e la produzione ne risentiva.
Pesaro questo di 29 Marzo 1818 Io sottoscritto qual spacciatore privatario in questa legazione sino dall' anno 1797 dell' allume nostrale ossia della Tolfa certifico e dichiaro che il prezzo di detto genere avanti il 1808 epoca dell' ultima invasione de Francesi era di baj otto dieci ed anche undici la libra che durante la stessa invasione e precisamente fino al 1814 si vendette baj sei, sette stante la cessassione d'ogni privativa e che nel nostro ritorno al dominio pontificio e precisamente sino al finire del 1816 in cui cesso il governo provvisoriosi e' venduto di nuovo baj dieci, undici ed anche dodici come tuttora si continua Essendo cio la verita non ho esitato di rilasciare il presente munito ben anche del mio sigillo mi sottoscrivo. Girolamo Ghirlandi ALTRA
Al nome di Dio amen Attesto e dichiaro io sottoscritto qualmente ritenente in questa citta' di Terni una fabbrica di panni di lana prima dell' ultima invasione di questo Stato Pontificio durante la medesima ed anche dopo la ripristinazione del Pontificio governo l' Allume nostrale dela Tolfa del quale si faceva uso da me nella fabrica veniva in questa citta' pagato nelle sudette tre epoche in ragione di Baj 10 la libra Avendo io ceduto la fabrica ad altro soggetto fin da due annai circa a questa parte, il detto allume seguita a pagarsi anche adesso alla stessa ragione di Baj 10 la libra .Tanto posso deporre come fatto mio proprio e percio' in causa di piena scienza ne ho firmato la presente deposizione . Terni li 18 Marzo 1818 Vincenzo Fancelli Vista e certificata vera la firma da noi Gonfaloniere della citta' di Terni Gio Batista Perotti
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PIAZZA DI VENDITA |
PESO DELL'ALLUME |
VALORE SOMME |
MARSIGLIA | 4.314 |
56.327 |
PARIGI | 1.255 |
12.274 |
ROUEN | 2.777 |
105.003 |
LIONE | 1.297 |
27.389 |
MONTPELIER | 214 |
3.342 |
NAPOLI | 1.492 |
42.525 |
TRIESTE | 1.316 |
32.299 |
TORINO | 106 |
3.000 |
PALERMO | 47 |
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FILADELFIA | 5 |
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CIVITAVECCHIA-ALLUMIERE -ROMA | 2.087 |
73.204 |
GENOVA |
5.592 |
300.000 |
TOTALE |
CANTARA 20.508 |
LIRE 655.367 |
Quantita' di allume che si trovava nelle varie piazze europee e mondiali a Settembre 1815 ma di cui gia' si erano incassati gli importi a fianco, che erano l' anticipo dei depositari sull' ipoteca dei medesimi allumi. Il totale e' in lire di Genova che riportate a moneta Romana ascendono alla somma di Sc. 102.401
Bibliografia Essenziale:
1) Archivio Comunale Allumiere
2) Archivio Comunale Tolfa
"L'Allume di Roma XV - XIX Sec." Ed. 2003 DI Jan Delumeau
"Tavole di Raguaglio fra misure e pesi dello Stato Pontificio colle misure e pesi del Sistema Metrico"
Tipografia della R.C.A. ROMA 1858
Note:
R.C.A. Reverenda Camera Apostolica
N°1 CANTARO = 50 Kg.
N° 1 SCUDO (27 gr argento fino) = 100 BAJ
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