L'APPALTO DELLE LUMIERE DAL "SORE" CARLO GIORGI 1787 AL 1870

 

Perche' questo periodo ? il perche' e' presto detto in quegli anni si sono succeduti degli avvenimenti che hanno cambiato in modo profondo il corso della storia ed al tempo stesso l' hanno fatta, nelle turbolenze del periodo si innesta la vicenda dell' allume e dei suoi ultimi appalti  concessi a privati dalla R.C.A. prima della gestione in proprio,  su ' gli appalti di questo periodo finora si sono scritte solo inesattezze (e dir poco)  totalmente non reali come cronologia e svolgimento degli avvenimenti ,a mio vantaggio posso dire di avere avuto la fortuna di poter consultare l' archivio appunto del "sore" (cosi' era chiamato nelle carte  ) Carlo Giorgi nel quale erano contenute una quantità' di dati  e notizie veramente notevole ed inedite,che svelavano appieno tutti i  retroscena delle vendite e degli appalti che vi erano stati   in quegli anni .

 

Contesto storico

 

Il contesto storico e' quello della rivoluzione francese che porto' al periodo Napoleonico, alle campagne d' Italia alla Rep. Romana alla prigionia del romano Pontefice, fino ad arrivare alla sconfitta finale dopo i 100 giorni di Napoleone a waterloo, ed al  congresso di Vienna del 1815 con la restaurazione dei legittimi sovrani nei vari stati Italiani ed Europei. In tutto questo seguire la sorte della fabbrica dell' allume e dei vari appalti non e' stato per niente agevole perche' come vedremo a coinvolto un numero non indifferente di persone e stati.

 

   ANTEFATTO

 

Correva l' anno 1785 quando Pio VI felicemente regnante volle acquistare dall' imperatore Giuseppe II d’Austria la tenuta di Mesola e  valli di volano ( provincia di Ferrara valli di Comacchio) non avendo i soldi necessari per tale acquisto penso' bene di farseli prestare,questo prestito fu' trovato nella citta' di Genova dato che la cifra richiesta ammontava a 750.000 scudi in oro e argento e non era una cifra da poco  si creo' un consorzio di nobili e negozianti (banchieri) che anticipo' tale somma, per capire quanto fosse grande tale cifra bisogna dire che l'appalto annuale delle Allumiere veniva dato a quel tempo per  30.000 scudi (810 Kg.argento fino)e che tutte la proprietà delle lumiere ne valevano 600.000 Ovviamente venne stipulato un contratto in primis pio VII con un chirografo del 7 maggio 1785 poi perfezionato in Genova con rogito notarile da parte del notaio Pallani l' 11giugno 1785. Le varie clausole dicevano che   la somma sarebbe stata restituita in 5 rate piu' interessi del 4,5 % inoltre fu' messa un ipoteca sui beni della camera apostolica comprese le terre acquistate.  Per gli anni 1791 - 1792  le cedole furono soddisfate comprese anche degli interessi mentre l' anno 1793 fu' soddisfatto solamente parzialmente, essendo ormai arretrato con i pagamenti il papa Pio VI emano' un chirografo in cui si prorogava di altri e tre anni il pagamento mentre gli interessi furono pagati fino  a giugno 1787 . I fatti accaduti in Italia ed in particolare la fine del potere papale per mano di Napoleone e l'istituzione della Repubblica Romana porto' il papa ad essere insolvente ed i creditori genovesi a vantare un credito di L 1.877.400 lire tornesi piu' i frutti dal 1 luglio 1797, a questo punto c'e' da chiedersi cosa centri tutto questo con gli appalti dell' allume,  questo cercheremo di capirlo dai fatti  che seguirono.                      

Si era su finire dell' appalto Lepri, in corso dal  1/10/1775  ed a  terminare il 30/09/1787   correva l' anno 1786 quando Pio VI emano' un chirografo nel quale si prometteva a Carlo Giorgi romano  l' appalto delle "allumiere" "La Santità di Nostro Signore PIO VI. felicemente regnante, e sua Reverenda Camera Apostolica in vigore di specìal Chirografo segnato Dalla SANTITA' SUA  li 20 Gennaro 1786 corrente da  e concede in appalto al Signor Carlo Giorgi per se e  compagni, che colla precedente approvazione di Monsignor illustrissimo, e Reverendissimo Tesoriere  piacerà ad esso di assumere, e che tutti s' intenderanno solidalmente  obbligati a favore di essa Reverenda Camera le Allumiere solite della Tolfa j per anni dodici da principiare il primo Ottobre, 1787 e da finire a tutto Settembre 1799 per l'annua risposta di scudi trentaquattromila moneta ec. da pagarsi nei tempi, e modi, che .gli saranno prescritti nella tabella da consegnarsi, e cogli infrascritti patti, Capitoli, e convenzioni ecc.ecc.". L’ appalto vero e proprio era strutturato in 42 capitoli ma i piu’ interessanti sono una decina, si iniziava con il primo nel quale si definivano le quantita’ di allume da produrre , in questo caso la produzione avrebbe dovuto essere di cantara 12.500 di allume ogni anno ma se occorreva se ne poteva fabbricare fino a cantara 16.000al prezzo di Sc.1 bay 60 per ogni cantaro eccedente i 12.500 ovviamente con il permesso del monsignor tesoriere, altri capitoli il 12- 13 - 14 – 15 dove erano elencati i lavori che bisognava fare nella cava allora in attivita’ la cava Gangalandi e legendoli si capisce che non erano lavori da poco bisognava ribassare e tagliare una montagna sperando di trovare i filoni di “pietra che si possa lavorare”e vi erano elencati anche i lavori  proibiti  da non fare assolutamente scavare a “grottesco” ed a “fondetto”.Poi vi era il capitolo 32 nel quale l’ appaltatore non avrebbe assolutamente dovuto richiedere defalchi o bonifici, altri vantaggi importanti erano la privativa e la mano regia, la privativa vietava l' importazione di allumi stranieri e l'utilizzo esclusivo dell'allume di Tolfa, mentre la mano regia permetteva di non pagare nessun dazio su tutto quanto entrava od usciva dalle "lumiere" questi erano due vantagi non da poco, in ultimo il capitolo 41 nel quale si precisava che al termine dell’ appalto tutte le proprieta’ immobili che costituivano la dotazione delle lumiere avrebbero dovuto essere riconsegnate nello stato in cui si erano ricevute, eccettuati  “soltanto i casi (che dio tenga lontano) di terremoto ed incendio casuale non possa reputarsi doloso” dovra’ il nuovo appaltatore ricevere in consegna e nello stato in cui gli venero consegnati mantenere ed infine della di lui condotta restituire il palazzo camerale nelle allumiere con i suoi annessi tutti e fabbriche magazzeni stalle case ed altro qualsivoglia edificio di qualunque specie appartenente all’ appalto “in compenso la R.C.A- riconosceva una somma di 1.200 sc. annui per la manutenzione di detti immobili .Questa era l’ impresa nel quale il "sore Carlo Giorgi negoziante in Roma (banchiere) risultava appaltatore ma dalle carte si puo’ vedere che alle sue spalle aveva altri due soci anche loro romani  la banca Marino Torlonia della omonima famiglia nobile ed il conte Lavaggi. Il Giorgi inizia l'appalto come convenuto  come possiamo vedere dalle tabelle qui' sotto le cose non vanno per niente male il guadagno c'e' ed e' ragguardevole, se non fosse che. L'appalto doveva terminare nel Sett. 1799 ma come vediamo si e' fermato al 1796 che sara' l' ultimo anno di affitto che il Giorgi paghera' alla R.C.A.  infatti con la venuta in Italia di Napoleone e la sconfitta degli eserciti Austriaco e del Papa si viene a creare una situazione in cui tutti i beni della R.C.A. sono inglobati nelle proprieta' della neonata Rep. Romana

 

 

 

 

I dati dell' appalto Giorgi negli anni in cui pago' il canone di affitto alla R.C.A.c'e' da notare che l'anno 1794 gli furono scontati 9.508 scudi per lavori di una certa entita' fatti alla cava Gangalandi nei contratti questa eventualita' era prevista quando si trattava di trovare dei filoni di allume che l'appaltatore avrebbe poi a sue spese continuato a sfruttare. (1 cantaro= 50Kg)

 

Febbraio 1797 Napoleone costringe il Papa al trattato di Tolentino ,le legazioni pontificie vengono cedute alla Rep. Cisalpina , in quel l'anno l'appalto Giorgi procede regolarmente e si avvia con il nuovo anno 1798 al pagamento del canone dell' anno trascorso e ad iniziare l' 11° anno di affitto, quando nei primi di febbraio 1798 i francesi occupano Roma e il 15 febbraio dopo una serie di tumulti contro il governo pontificio  viene proclamata la Rep. Romana il Papa Pio VI viene arrestato e trasferito prima a Firenze poi in Francia dove il 29 agosto 1799 morira' a succedergli sara' Pio VII .Tutte le proprieta' dello stato Pontificio sono confiscate e passate in gestione alla Rep Romana , gia' il 14 febbraio era stato convocato l'appaltatore delle miniere affinche' portasse tutti i registri e i conti dell' appalto i francesi ben sapevano del valore delle "Allumiere" e per questo volevano conoscerne l'entita' patrimoniale nei particolari.L'appalto in corso fu' annullato l' allume che era dato "in dote" ad ogni appalto (ottomila cantara) confiscato, la Rep Romana con un accordo segreto passo' la proprieta' delle miniere alla Rep. Francese il 6 germile (26 marzo 1798).Il Giorgi nonostante le cose si fossero messe male riuscì a limitare i danni ,come abbiamo visto un suo socio era il conte Domenico Lavaggi il quale nel frattempo era divenuto il rappresentante della Rep. Ligure presso la Rep. Romana e date le sue buone conoscenze riuscì a mantenere l'appalto per altri 18 mesi per poi come vedremo, alla vendita  rientrare fra gli acquirenti, in ogni modo il  Giorgi e soci pagarono il canone di affitto dell' anno 1797 appena trascorso fino a marzo che fu' di 34.000 ducati più per i 18 mesi che coincidevano con la fine naturale dell' appaltodi 12 anni altri e 51.000 ducati anticipati con l' inserimento di una clausola a loro favorevole che se le miniere fossero state vendute prima del termine dei 18 mesi avrebbero ottenuto adeguato rimborso. Cosi' l'appalto Giorgi continuo' ma se' nel passato la stabilita' politica e militare avevano garantito una produzione e vendita del minerale tranquilla ,nella fase attuale caratterizzata da instabilità' i guadagni non furono commisurati con il passato i trasporti erano difficili la guerra era in corso e per di piu' anche il personale delle miniere era in agitazione perche' non voleva le cedole di carta della Rep Romana ma moneta sonante quindi il Giorgi nei pochi ulteriori mesi che tenne l'appalto non si puo' certo affermare che ci guadagno poi molto,ma in compenso mantenne' le sue proprieta' in beni immobili che altrimenti avrebbe visto espropriate.A questo punto entrano in scena i cosi detti "Mesolanti" cioe' coloro che come abbiamo visto all' inizio nel 1796 finanziarono l'allora papa Pio VI per l'acquisto di Mesola e valli di volano (prov. Di Ferrara), cosa volevano? essi a tutt'oggi 1798 vantavano un credito  residuo di ben 300.000 scudi di quel prestito piu' interessi , perciò forti del trattato di Tolentino articolo 17 tornarono alla carica con il cittadino Perillier agente in capo delle contribuzioni della Rep. Francese per veder soddisfatto il loro credito .Dopo lunghe trattative fu loro offerto di acquistare tutto il complesso minerario delle "Allumiere della tolfa " che fu' valutato in todo 600.000 scudi  (3.000.000 lire tornesi) e tramite il cittadino Haller responsabile delle finanze in Italia Pervennero ad un accordo aggregando anche i cosi detti soci romani che altri non erano se non gli attuali gestori dell' appalto in corso, Giorgi ,Lavaggi ,banca Marino Torlonia , con loro costituirono una societa' per azioni, dividendosi le quote  come possiamo vedere dalla tabella qui' sotto.

 

 

L' accordo fu' ratificato con una scrittura privata il 28 Pratile anno 6°(16 Giu. 1798 )da rendere poi atto pubblico in Francia , cosi' i soci Genovesi e Romani eletti Antonio Sala direttore delle miniere e il conte Lavaggi amministratore del complesso minerario si apprestarono a fare il loro trionfale ingresso alle "Allumiere" pensando di aver fatto un buon affare, ma non sapevano ancora cosa gli aspettava.

 

vendita delle allumiere x 3.000.000 lire (600.000 Sc.circa)

suddivisione delle varie quote

Genovesi Creditori Mesola L 1.658.000    (Sc.331.000)   (credito vantato mesola scontati)
All' armata d' Italia L 166.848      (Sc. 34.000 )     (pagati realmente)
A Giorgi per i mesi mancanti fine appalto L 294.000      (Sc. 59.000)       (credito per mesi mancanti scontati)
All ufficio contribuzioni in Roma L 880.000       ( Sc. 176.000)   (pagati realmente)

Come possimo vedere dalla  tabella qui' sopra effettivamente i soci genovesi e romani sborsarono un terzo della cifra reale il resto fu acquistato con i loro crediti.

 

 

CRONOLOGIA APPALTI DELLE "LUMIERE" DAL 1787  AL  1870

 

ANNI

APPALTATORI

CANONE

1   OTT.   1787

30 SETT. 1799

 

CARLO GIORGI   IN SOCIETA' CON DOMENICO LAVAGGI , BANCA MARINO TORLONIA

AFFITTO DA PARTE DELLA R.C.A.

Sc.34.000

ANNUALI

      APR. 1798

30 SETT. 1799

CARLO GIORGI E SOCI PER I 18 MESI CHE MANCAVANO ALLA FINE DELL’ APPALTO

AFFITTO DA PARTE DEI FRANCESI

Pezzi Spagna51.000

X18 MESI

28 Pratile anno 6°

16 GIU. 1798

24 OTT. 1801

VENDITA DA PARTE DEI FRANCESI DELL' INTERO COMPLESSO AD UNA SOCIETA' DI

 GENOVESI : Giovan battista ed Antonio Careca , Baldassare Castellini,Regny Artemond e figlio , Francesco e Raffaele Adamini,  Antonio Boggiano, Michelangelo Cambiaso , Antonio Sala

E ROMANI :Carlo Giorgi, Domenico Lavaggi, banca Marino Torlonia (Giovanni Torlonia)

 

Lire 3.000.000

Tornesi

Sc. 600.000

 

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Bibliografia Essenziale:

 1)    Archivio Comunale ALLUMIERE

 2)     Archivio Personale Carlo Giorgi  (Pratica tenuta con il Sig. Arquari all' oggetto Allumiere)

 3)    Archivio Pierantoni (Allumiere)

 4)    Archivio di Stato Roma (fondo TOLFA)

 5)    Sono stati inoltre consultati i seguenti libri :

 "L'Allume de Rome XV - XIX Sec."    DI   Jan Delumeau  

Note: R.C.A. Reverenda Camera Apostolica

          : 1 CANTARO (50Kg)

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